La passione per il giardino è presente anche nei paesi del Maghreb.
Maghreb in arabo significa «occidente», e indica le regioni mediterranee a ovest dell’Egitto, conquistate nei primi secoli dell’Islam dagli arabi provenienti dalle terre del Mashreq «oriente»; oggi corrisponde ai territori di Libia, Tunisia, Algeria e Marocco.

Dopo i post sul giardino arabo, persiano, turco, indiano moghul, qui raccontiamo le peculiarità dei giardini nordafricani, ricordando che se tutti i tipi di giardino condividono alcune idee principali come l’idealità coranica del paradiso, l’uso dell’acqua e delle fontane, simbolo di vita e purificazione, in Occidente ci sono elementi architettonici e decorativi tipici di queste zone, i mosaici di piastrelle colorate, qui si rappresenti ai massimi livelli dall’arte dello zellige.

Lo zellij, questo il termine arabo, si sviluppò nel Maghreb e in Andalusia dall'XI secolo e Fez, Meknes e Tlemcen sono centri in cui l’intarsio delle ceramiche policrome domina gli spazi aperti di queste città. Il governo delle acque piovane e delle fonti, fondamentale nell’irrigazione per orti e giardini, era già ben presente nel Maghreb quando ancora non si chiamava così, eredità tecnica del più antico popolamento umano in loco, indicato come popolo libico-berbero. Conoscenze che furono trasmesse ai fiorenti insediamenti Fenici/Cartaginesi, ai Greci e Romani e poi a Visigoti, Vandali, Bizantini, e infine agli Arabi, che raggiunsero da qui le coste europee del Mediterraneo centrale e occidentale, diffondendo una civiltà raffinata e tollerante, e un notevole progresso scientifico, economico e tecnologico.

Le tecniche di irrigazione e l’imponente numero di opere idrauliche degli Aghlabidi, fondatori di Kairouan in un luogo desertico e lontano dal mare, ispirati alle realizzazioni dei Romani, fornirono una capillare rete idrica utilissima nei periodi di siccità. Le cisterne coperte e scoperte costruite sulle mura esterne della città, grandi vasche poligonali e cisterne sotterranee, alcune esistenti ancora oggi, assicuravano acqua alla città. Il lago centrale che ammiriamo ancora oggi, accoglieva al centro un baldacchino sostenuto da un pilastro e il governatore di Kairouan poteva utilizzare il lago artificiale anche come luogo di svago, di spettacolo e giardino lacustre.

Molti sono i nomi usati per indicare il giardino arabo- islamico: tra questi bustan, che è un termine di origine persiana; deriverebbe da bu, odore, profumo e stan, luogo; il luogo degli odori o dei profumi, ossia un giardino dove venivano coltivati fiori ed erbe aromatiche. Il termine fu introdotto dagli scrittori arabi per designare lo spazio situato all’interno di una corte, caratterizzato da canali e vasche. Diviene un elemento tipico in Nord Africa e in particolare in Marocco utilizzato come frutteto ornamentale con piante decorative. Anche il Museo del Bardo a Tunisi, situato nella fastosa ex residenza del bey del XIX secolo, è circondato da un grande giardino/bustan, ricco di essenze locali e alberi da frutto.

Oggigiorno la tradizione del giardino maghrebino continua in Tunisia, a Gerba con i Giardini di Ksar Ouled Sultan un esempio di giardino tradizionale tunisino, caratterizzato da corsi d'acqua e piante ornamentali, che riflette la profonda tradizione del giardinaggio e dell'arte locale. In Algeria con il Giardino del Palais des Congrès ad Algeri, che combina elementi tradizionali islamici con influenze contemporanee, creando uno spazio verde ben curato nel contesto urbano algerino, che unisce passato e presente. Il Marocco accoglie giardini antichi e contemporanei spettacolari.

Ci sono testimonianze letterarie dei bustan marocchini, ad esempio Francesco Sansovino letterato e botanico, nel 1561, a proposito della periferia occidentale di Fez, scrive: “Nella parte di mezzogiorno, la quale è quasi la metà disabitata, sono moltissimi giardini ripieni di buonissimi e diversi frutti, si come sono melangoli, limoni, cedri e altri fiori gentili fra i quali sono gelsomini, rose damaschine e ginestro recato quivi di Europa, e a mori molto caro, e ne i detti giardini sono bellissimi alberghi, fontane e conserve, e queste son cinte di gelsomini, da rose e melangoli.”

La tradizione di Fez continua con il Jnan Sbil /Giardini Bou Jeloud, del XVIII secolo il primo parco pubblico della città che ha un’estensione di oltre 7 ettari ricco di acque e ogni specie arborea e che include rovine medievali, vestigia del passato e diverse forme di giardino andaluso, di bambù e messicano. In Marocco la tradizione del giardino maghrebino diventa anche opera artistica contemporanea, con la creazione di molti giardini spettacolari frutto dell’ingegno di architetti paesaggisti del XX secolo tra cui i visitatissimi giardini di Marrakech e di Rabat.

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Giuliana Cacciapuoti - esperta in cultura islamica e del mediterraneo

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