Narges Mohammadi, 51 anni, iraniana, Premio Nobel per la Pace 2023.

Laureata a Qazvin è attivista divenuta presto braccio destro dell’avvocata Premio Nobel per la Pace 2003 Shirin Ebadi. Mohammadi che deve scontare una condanna a 11 anni e 11 mesi di carcere è impegnata nel campo dei diritti umani dal 2016. Il Premio Nobel assegnatole, simbolicamente riconosce l’impegno del movimento di popolo “Donna, vita, libertà” che da oltre un anno scende in piazza nel paese sciita. La sua incrollabile e instancabile resistenza la rende simbolo della lotta delle donne iraniane all’indomani delle proteste di piazza in Iran, scatenate dall’arresto e morte di Masha Amini nel settembre del 2022. La Guida suprema Khamenei ha definito l’assegnazione del Nobel come “una cospirazione dei paesi dominanti che vogliono indebolire la forte Repubblica Islamica”, e i manifestanti “al servizio di un piano diabolico dei nemici”.

La rivolta attuale ha radici profonde nella società iraniana, e le proteste precedenti, che Narges Mohammadi ha vissuto da protagonista, secondo Ali Fathollah-Nejad, studioso iraniano dell’American University di Beirut, hanno innescato un processo rivoluzionario coinvolgendo le generazioni più giovani. Nei primi anni della Rivoluzione il governo islamico poteva opprimere e manipolare il popolo iraniano attraverso la propaganda sulla tv di Stato, in seguito la popolazione per la propria salvaguardia ha preferita non protestare ma attuare una sorta di pratica del silenzio. Le nuove generazioni social e connesse, aggirano le restrizioni governative attraverso VPN o network privati, riuscendo a diffondere e ad avere accesso a informazioni che prima erano precluse.

Auspicabile che attraverso questi canali si sia diffusa prepotentemente la notizia del Premio Nobel a Mohammadi, che rinchiusa in prigione non potrà ritirare il riconoscimento il prossimo 10 dicembre a Oslo dove sarà rappresentata dai figli Ali and Kiana Rahman.La cronaca aggiorna tragicamente il numero delle incarcerazioni e delle esecuzioni capitali a cui risponde una continua e capillare opposizione. La generazione di ragazzi e ragazze che sogna un futuro diverso, e sfida la violenza del regime minato dalle loro proteste trova in questo Premio Nobel per la Pace la speranza di un nuovo inizio per l’Iran e il suo popolo. Zan, Zendegi, Azadi, per Narges Mohammadi.

Giuliana Cacciapuoti - esperta in cultura islamica e del mediterraneo

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