Tante donne, una comunità

Dawar for Arts and Development è un’organizzazione culturale indipendente, a maggioranza femminile, fondata in Egitto nell’agosto 2016.

La sua principale missione è la promozione del benessere individuale e collettivo attraverso l’istruzione su larga scala, la programmazione di attività culturali e l’impresa sociale. Le fondatrici di Dawar, che in arabo significa svolta, ma anche girasole, hanno immaginato un mondo in cui la società accolga eguaglianza, creatività, empatia in maniera attiva e dinamica ad ogni livello. Benessere e arte il binomio vincente. Teatro, dramma terapeutico, processi artistici creativi per la cura, il dialogo e la trasformazione dal basso. Le collaborazioni con artiste, mediche, terapeute, organizzazioni di comunità per sostenere interventi di singoli e di gruppi che si trovano a dover affrontare povertà, guerra, spostamenti forzati e qualsiasi avversità.

Uno dei principali impegni di Dawar è un paziente lavoro di cura per le comunità rifugiate o accolte in alcune città egiziane, dal Cairo a Damietta ad Alessandria. Per cercare di affrontare le violenze sessuali e di genere, il trauma collettivo, le tensioni quotidiane e ogni tipo di problema che scaturisce dalla condizione di chi soffre per aver affrontato guerre e sradicamento si utilizzano tecniche terapeutiche come il Teatro degli Oppressi, lo psicodramma, l’uso di linguaggi non verbali e delle arti espressive. Dalla fondazione di Dawar oltre mille donne e loro familiari provenienti da Siria Sudan Yemen Etiopia Palestina Eritrea Somalia e dallo stesso Egitto si sono misurate con gli interventi e le tecniche terapeutiche delle esperte dell’associazione.

Dawar

Importante è sottolineare come l’attività di cura e di sostegno fornita dall’organismo indipendente sia dato da personale preparato e formato dal settore pedagogico di Dawar, che organizza formazione specializzata.

Tra i mille eventi culturali, performance teatrali, mostre, concerti e reading letterari che si tengono nella sede principale lo storico Davies-Bryan Building nel cuore del Cairo, brilla l’operazione  Dawar Kitchen, realizzata dal gruppo di Dawar El Ezbah.

La capitale egiziana è oggi una megalopoli, la quinta città al mondo per popolazione e anche sovra-popolazione, un vasto insieme urbanizzato, tuttora in espansione, in cui è sempre più difficile distinguere i nuclei cittadini principali da una massa di villaggi e città medie che tendono a saldarle. Questa crescita accelerata della città si è tradotta nell'insediamento di nuovi quartieri dove l'ambiente naturale lo permette. Contemporaneamente a questo sviluppo "formale" la città si è accresciuta grazie anche a uno sviluppo "informale", a una sorta di densificazione interna.
Costruzioni permanenti o temporanee, generalmente baracche o casupole, costruite su terreno pubblico, oppure alloggi che non rispettano alcun regolamento. Il fenomeno ha assunto grande intensità, il Cimitero Mamelucco un esempio celeberrimo; nel centro le tradizionali abitazioni monofamiliari a cortili e giardini interni sono state sostituite da abitazioni plurifamiliari, con degrado crescente della vita economica e sociale.

Ezbet Khairallah è uno degli insediamenti informali più grandi del Cairo, si estende per oltre due chilometri quadrati, con circa 700mila abitanti. A partire dal 1970 la popolazione rurale ha pian piano occupato e costruito baracche di fortuna sulla collina conosciuta come Ezbah, un insediamento illegale e perciò privo di servizi pubblici dall’elettricità alle fogne, ed è qui che per contrastare povertà e marginalità è partito il progetto Dawar Kitchen, la cucina di Dawar. Secondo l’Agenzia centrale egiziana di statistica 4 milioni di famiglie si sostentano con un salario femminile; il 52% di queste donne è analfabeta e ignora anche i propri diritti elementari. La formula imprenditoriale della cucina è semplice: attraverso il catering e diverse altre forme di produzione alimentare è possibile dare impiego e formazione dignitosa a queste donne egiziane, oltre a migranti e rifugiati. L’organizzazione prevede la partecipazione di chi vi lavora sia nelle decisioni strategiche sia nella pianificazione delle attività. La scelta delle materie prime fresche e prodotte per quanto possibile in loco, sono un inno alla tradizione culinaria egiziana e alla buona qualità dei piatti preparati, serviti in occasioni pubbliche e private ai committenti che vanno dalle Ambasciate, Enti pubblici e committenti privati. Il successo di Dawar Kitchen ha permesso la nascita di una nuova struttura, progettata l’architetto Ahmed Hossam Saafan. Il nuovo centro, Dawar Art a Ezbet è come un “agente” attivo all’interno della comunità, inserita nel contesto locale.Realizzata in lamiera e legno, punto di riferimento del quartiere, dove spicca per il suo giallo brillante. Qui un’altra donna di Dawar, Taghreed Ramadan, fashion designer, ha realizzato il sogno di un atelier di moda e abiti da sposa con le donne della zona, affinando le loro competenze artigianali e sartoriali.

Attività realizzate non senza difficoltà per dare dignità e lavoro a tante categorie svantaggiate, e ancor più complicati se avviati in un paese in un mondo meno ricco e più complicato come l’Egitto, che sebbene sia un paese di emigrazione accoglie profughi e rifugiati più di quanto paesi ben più prosperi. Il girasole di Dawar splende al sole del Cairo.

Per conoscere il progetto nel dettaglio:

https://www.dawararts.com/

 

Profili, memorabili donne musulmane di Giuliana Cacciapuoti

Ritratti di donne diverse per nazionalità e “peculiarità” nel loro contesto culturale per accendere una luce sul mondo musulmano contemporaneo con uno sguardo di genere. Figure note nel mondo musulmano ma non al pubblico italiano; rappresentano aspetti molto diversi del mondo islamico, spunto per il dibattito e la riflessione.

Giuliana Cacciapuoti - esperta in cultura islamica e del mediterraneo

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