Shirin Neshat è una delle più importanti artiste visive contemporanee
Non si ferma il sostegno e l'attenzione per le proteste di piazza in Iran dove sono barbaramente calpestati i diritti umani. Riconquistare voce e visibilità in nome della possibilità di un futuro diverso, il coraggio, la forza e la profonda disperazione delle ragazze che bruciano veli e tagliano capelli in segno di lutto, ci impone di iniziare la serie di “Profili” con Shirin Neshat, per definizione burocratica esule, nata in Iran. La realtà delle proteste nelle strade e nelle piazze del suo paese natale, Shirin Neshat artista visionaria l’aveva preconizzato. Nel gennaio 2020 descrivendo la determinazione delle donne e delle ragazze iraniane l’artista le definiva forti, preparate, informate, impavide.
E continuava: ci sorprenderanno.
Neshat nata a Qazvin, città settentrionale dell’Iran, divisa da sempre tra la nascita in Iran e la vita negli Usa, ha fatto della riflessione sulla complessità, la cultura islamica, le diseguaglianze di genere e le identità femminili, il fulcro della sua ricerca artistica. Una biografia con un legame indissolubile: la madrepatria. Partita per studiare negli Stati Uniti, vi resta bloccata dalle vicende legate all’avvento di Khomeini e della rivoluzione islamica nel 1979. Non rientrerà che dopo 15 anni a Teheran. Qui produce la serie di fotografie Women of Allah-Donne di Dio (1993-1997), immagini intessute con frasi in farsi, delle poete iraniane Forugh Farrukhzād e Tahira Saffarzada, che mettono in discussione le qualità stereotipe associate alle donne musulmane: le fotografie ritraggono donne velate e armate, in bianco e nero, con primi piani di parti del corpo femminile (volti, mani, piedi). Una denuncia e una riflessione sul cambiamento sociale e politico nella Repubblica islamica, che ritorna come costante nella sua opera. Soggetto della sua arte le donne, il loro corpo e la loro rappresentazione. Nata in una famiglia musulmana Neshat non si uniforma ma elabora la sua personale fede, esplicitata nelle sue opere, che esplicitano una liturgia artistica, rappresentata attraverso gesti i fissati dalle immagini: Offerings (2019), mani giunte e frasi di preghiera fotografati insieme, che si fondono in un pensiero artistico unico e proprio, fuori da ogni catalogazione.
Shirin Neshat matura così la scelta di essere non iraniana e non americana, non cristiana e non musulmana, non femminista, non conservatrice: esiste lei e la sua unica identità artistica. Poeta senza patria, si dichiara, elide la parola esule, la sua identità si definisce con ciò che racconta e denuncia. Già nel 2009 con il film Leone d’argento a Venezia, Wome without Men-Donne senza Uomini, si proietta in un universo dove ogni catalogazione è cancellata. Il successo mondiale, celebrato nel 2020 a The Broad di Los Angeles a compimento di trent’anni di carriera, con una retrospettiva di opere fotografiche, filmiche, istallazioni, la indica come punto fermo dell’arte contemporanea. I suoi lavori, presenti nei più importanti musei non si stancano di rimettere al centro della sua opera, la cifra dell’irregolarità delle donne. Il successo si perdona, la trasgressione no.
Lo sconfinamento, il rifiuto delle etichette tradizionali, la ribellione sono i temi costanti che avvicinano l’opera di Neshat a quanto oggi accade in Iran. Sostiene allora la protesta con l’istallazione Woman Life Freedom per Mahsa Amini. Svelata contemporaneamente al Piccadilly Circus di Londra e al Pendry West Hollywood di Los Angeles lo scorso ottobre 2022, ribadisce il tema che, con empatia emozionale, attraversa il suo fare. Nel 2019 a Matera, Capitale europea della Cultura, presentava due istallazioni estratte dal lungometraggio Looking for Oum Koulthum (2017). I due video Trance e Rembrance illuminano il suo desiderio di ritrarre donne libere e senza costrizioni. Oltre ogni confine immaginario o reale che la condizione femminile comporta. Oltre gli invisibili hudud, i confini che limitano la vita delle musulmane, iraniane sciite o arabe sunnite che siano. Per questo la centralità della figura della cantante mito egiziana Oum Kulthum adorata dall’intero mondo musulmano è un manifesto esemplare del pensiero artistico di Neshat. Trasgressiva indipendente autonoma in una società conservatrice la cantante Oum Kulthum rifiuta etichette tradizionali, frantuma le barriere invisibili del mondo circostante, tra sunnismo e sciismo, tra Oriente e Occidente, tra desiderio e realtà. La voce della cantante egiziana ispira nel mondo musulmano, nel passato e nel presente, rivolte e ribellioni, dagli anni Sessanta alla primavera di piazza Tahrir.
In Europa il pubblico italiano si lascia coinvolgere emotivamente, si emoziona e palpita per l’afflato artistico di Shirin Neshat. Napoli è una città che l’ha accolta con calore. Le sue fotografie accompagnano la vita quotidiana di chi viaggia in Metro e transita nelle stazioni Toledo e Montecalvario, il museo Madre espone alcune sue opere. Nel 2016 il Museo Diocesano- Donnaregina Vecchia ha ospitato lo spettacolo un progetto “site-specific” Passage through the world realizzato da Shirin Neshat con l’artista iraniano Shoja Azari. Un’odissea musicale e visiva che lungo l’antica via della Seta mette a confronto le innumerevoli confluenze culturali che hanno arricchito le terre dell’Asia centrale passando per il Medio Oriente e i Balcani fino a giungere al Sud Italia. Un progetto artistico contemporaneo che indaga i temi della perdita e della rinascita attraverso il ciclo della vita e della morte, affrontati dalle diverse culture dei paesi in cui questo percorso si snoda. La composizione musicale dell’iraniano Mohsen Namjoo amalgama e riscrive brani popolari provenienti dal Tibet e dalla Mongolia fino alle regioni del nostro Meridione. Orchestra, musica e immagini, proiezioni architettoniche e voci si fondono in un rituale che giunge a incontrare anche le tradizioni musicali della Campania. Si tratta di una sintesi emblematica del lavoro di Neshat: utilizzare innumerevole varietà di mezzi e abolire i confini tra le arti: «Esteticamente – afferma – la visione viaggia attraverso media differenti. Nel cinema e nel teatro devi sempre pensare a qualcosa di maggiormente tangibile, mentre nel mondo dell’arte sei più libero. Ogni forma ha le sue logiche, le sue regole, il suo pubblico, le sue collaborazioni, i suoi codici. Quando cambi medium è una sfida, un esperimento, qualcosa di nuovo che stai inventando. Noi lo facciamo con attenzione e con coscienza, spesso dopo molte conversazioni e soprattutto con modestia. E penso che questa performance che stiamo realizzando è ricca di modestia, nel senso più poetico del termine e anche se il messaggio è fortissimo, non è complicata e per me lavorarci è stato vivere molti magici momenti, come una sorta di dono». E come messaggio fortissimo oggi condanna le violenze e la furia del regime iraniano e dedica alle donne senza chador, la sua arte intensa e unica, opere in cui il pensiero e il corpo dell’artista Shirin Neshat si fondono indissolubilmente fino a scomparirvi, atomizzandosi nella sua produzione artistica.
Per approfondire:
Treccani voce Shirin Neshat
https://www.repubblica.it/cultura/2022/11/24/news/shirin_neshat
https://insideart.eu/2022/10/05/woman-life-freedom
Profili, memorabili donne musulmane a cura di Giuliana Cacciapuoti
Ritratti di donne diverse per nazionalità e “peculiarità” nel loro contesto culturale per accendere una luce sul mondo musulmano contemporaneo con uno sguardo di genere. Figure note nel mondo musulmano ma non al pubblico italiano; rappresentano aspetti molto diversi del mondo islamico, spunto per il dibattito e la riflessione.