Il 19 ottobre 2021 Najla Bouden entra nella storia: è la prima donna a ricoprire il ruolo di premier in tutto il mondo arabo,  e insieme a 8 ministre su un totale di 24 prende forma il primo  governo con una leadership femminile in Tunisia, lo stato più settentrionale del continente africano. Il presidente Kais Saied affidandole l’incarico ha impresso un cambiamento alla politica del paese; ma non tutto è oro ciò che luccica. Saied prima ha indebolito per legge il ruolo del primo ministro rafforzando invece quello del Capo dello Stato.

Nel ricevere l’incarico Bouden Romdhane dichiarava con una formula tipica della cultura musulmana: «Chiediamo a Dio di avere successo». Assumendo la  carica ribadiva quanto fosse urgente ripristinare la fiducia della cittadinanza nello Stato e dei paesi stranieri verso la Tunisia. Intendeva lottare contro la corruzione per restituire al popolo tunisino la speranza in un futuro migliore. Competenza ed esperienza, caratteristiche della sua esperienza lavorativa e di governo, le sue parole chiave per raggiungere questi obiettivi;  importanza prioritaria al rilancio dell'economia e al miglioramento delle condizioni di vita dei cittadini e del loro potere d'acquisto.

Il suo desiderio, affinché il suo Governo potesse lavorare per il bene del Paese e del popolo con la collaborazione delle diverse parti politiche, non si è avverato, e la Tunisia affronta un disastro economico aggravato dalla svolta autoritaria imposta a colpi di riforme forzate anticostituzionali e antiparlamentari. Nell’estate 2022 si è tenuto una sorta di referendum, disertato dall’elettorato, per una nuova Costituzione: così la Tunisia è diventata definitivamente una Repubblica presidenziale. La crisi economica e il post Covid hanno destabilizzato il paese; il presidente Saied era stato eletto con grandi aspettative, e ampio consenso nel 2019. Avvocato costituzionalista, sembrava la soluzione giusta per uscire dalla crisi economica. Invece dopo la “riforma” costituzionale ha anche sciolto il Consiglio della magistratura tunisina, che ha accusato di corruzione e ordinato l'arresto di diversi esponenti politici. Le elezioni a doppio turno, dal dicembre 2022 al gennaio 2023, a cui ha partecipato solo l’11,4% degli aventi diritto, pari a circa 880mila persone, restituiscono un Parlamento che per la popolazione tunisina è svuotato di poteri. Il record negativo di affluenza registrato al secondo turno, solo il 32% delle donne e meno del 5% giovani con meno di 35 anni è andato a votare, ha evidenziato una sfiducia generalizzata. In questo scenario difficile e ambiguo si muove la prima ministra.

 

Le cronache della primavera 2023 smentiscono dunque le buone intenzioni e la buona volontà di Bouden Romdhane di restituire serenità e benessere alla Tunisia. La svolta autoritaria imposta dal Presidente Saied, ha confermato le ipotesi degli oppositori, che manifestano in piazza a Tunisi, e che ogni giorno il sistema liberticida presidenziale incarcera e silenzia,  che l’idea di incaricare e nominare una donna premier , fosse una mossa furba e propagandistica per respingere le accuse di autoritarismo e i sospetti di involuzione restauratrice. Le accuse  mosse dagli oppositori interni e stranieri, si sono rivelate in fondo veritiere.

L’imposizione del regime presidenziale ha cancellato il sistema ibrido previsto dalla Costituzione post-rivoluzionaria del 2014. Oggi in Tunisia: «Il presidente esercita il potere esecutivo con l’aiuto di un consiglio dei ministri presieduto da un capo di governo», e «Il presidente della Repubblica presiede il Consiglio dei ministri e può dare mandato al Capo del governo di sostituirlo». La stessa nomina di Bouden Romdhane è avvenuta con decreto presidenziale, a Parlamento sospeso, dopo che il presidente Saied aveva assunto pieni poteri contro ogni regola democratica. La realtà mostra impietosamente quanto una svolta epocale riveli le sue criticità,e poche sono state le possibilità di manovra per riportare il paese in un ambito che lo salvi dall’impoverimento e dalla catastrofe economica e produttiva.

Eppure Najla Bouden Romdhane è accademica di fama internazionale, nata nel 1958 a Qairawan, città santa dell’Islam, sede della grande moschea e patrimonio dell’UNESCO, ha le carte in regola per lavorare con impegno e competenza; Bouden è ingegnere mineraria, docente di scienze geologiche alla Scuola nazionale di Tunisi, è stata consigliera di sette ministri dell'Istruzione superiore e della ricerca scientifica. Esperta nella valutazione sismica e nella gestione delle catastrofi naturali, ma purtroppo non di quelle politiche ed economiche, ha anche responsabilità del Programma della Banca mondiale, la stessa che ha congelato i prestiti al suo paese a causa della situazione politica.

 La salute economica del paese è grave a causa dell’inflazione, che ha superato la soglia dell’11% e della disoccupazione, che tocca tra i giovani quasi il 50%, costringendoli a tentare l’emigrazione irregolare. Il problema principale è la scarsità delle merci di prima necessità nei mercati – latte, zucchero, riso, caffè – e un calo del potere d’acquisto dovuto all’inflazione galoppante. diffusa nel centro-sud del Paese.

La maggioranza della popolazione, dai partiti e dai sindacati non ha più fiducia nel Governo e protesta duramente nonostante la repressione. Le riduzioni della spesa sanitaria, educativa, sociale e la privatizzazione di aziende pubbliche strategiche preoccupano, oltre al taglio dei sussidi per il pane e per il carburante. Il clima politico e sociale tunisino si è acceso anche sul tema del razzismo e la tradizionale accoglienza degli stranieri nel paese nord-africano è andata in crisi, provocando il rimpatrio di molti immigrati subsahariani e una crisi diplomatica con i paesi di appartenenza.

Fino al 25 luglio 2021, la Tunisia era considerata l’unico caso di successo delle Primavere arabe. Con la svolta autocratica e il precipitare della situazione, la primavera del 2023 si annuncia poco felice. La Tunisia ha oramai imboccato una via di non ritorno verso un nuovo regime dittatoriale; tra riforma presidenziale, astensionismo record, disoccupazione, emigrazione giovanile, teorie di sostituzione etnica e razzismo verso i migranti,  sfioriscono i gelsomini della democrazia e non basta  certo la nomina della prima premier donna della sua storia a risollevare le sorti di quella che è stata chiamata “la sola democrazia del mondo arabo”.

https://www.agi.it/estero/news/2021-10-12/tunisia-prima-premier-donna-14157775/

 

Profili, memorabili donne musulmane a cura di Giuliana Cacciapuoti

Ritratti di donne diverse per nazionalità e “peculiarità” nel loro contesto culturale per accendere una luce sul mondo musulmano contemporaneo con uno sguardo di genere. Figure note nel mondo musulmano ma non al pubblico italiano; rappresentano aspetti molto diversi del mondo islamico, spunto per il dibattito e la riflessione.

Giuliana Cacciapuoti - esperta in cultura islamica e del mediterraneo

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