Lailat-al-qadr, la notte del destino1.

Recita il Corano Sura XCVII: «In verità lo rivelammo nella Notte del Destino. Cos’è mai  la Notte del Destino? La Notte del Destino è la più bella di mille mesi. Vi scendono gli angeli e lo Spirito, col permesso di Dio, a fissare ogni cosa. Notte di pace fino allo spuntare dell'aurora.»2

Questa notte cade negli ultimi dieci giorni di Ramaḍān, (arabo رمضان ), e in quest’anno 1441 dall’Egira ricorre nell’arco di tempo tra il 23 aprile e il 23 maggio 2020. La Notte del Destino è il momento più sacro del mese più sacro dei trenta giorni di digiuno, preghiera e partecipazione comunitaria del mondo musulmano.

Si attende questo accadimento con spirito di devozione ed emozione, apice di ogni nono mese del calendario lunare. Si tramanda che fu in questa notte, secondo la tradizione sunnita, che il Corano fu rivelato a Muhammad dall'angelo Gabriele (Jibrīl o Jibrā'īl). Nello sciismo, essa è collegata alla discesa della scienza sull'Imam. Secondo la tradizione islamica è in questo momento che Iddio fissa le sorti di tutte le cose per tutto l'anno in corso.3

Il mese di Ramaḍān

La comunità musulmana mondiale a ogni latitudine compie ogni anno nel mese di Ramaḍān l’obbligo di fede, il digiuno rituale ṣawm (in arabo ﺻﻮﻡ), quarto  tra gli arkān al-dīn, letteralmente i pilastri della religione, ossia gli obblighi canonici che ogni credente deve osservare. È uno dei momenti più intimi e simbolici del percorso individuale e identitario nella dimensione pubblica e collettiva dell’Islam. In verità spesso anche i non osservanti attuano il digiuno in omaggio alla loro appartenenza alla comunità islamica: segno spirituale, esercizio intellettuale, simbolo di riconoscimento o adesione a un sistema culturale e di vita. La privazione per  tutto il giorno di cibo e acqua vissuta come una pratica didattica e di conoscenza di sé, dei propri limiti e della propria capacità di resistenza e perseveranza. Rituale condotto non solo come mero atto obbligato di devozione, ma una prova di autocontrollo. Simbolicamente la comunità musulmana astenendosi dal cibo in questo mese, si rigenera e si  purifica, si nutre della parola divina. Con il digiuno si riflette sul valore del cibo e dell’acqua, si sperimentano la fame e la sete, si compenetra chi davvero soffre per mancanza di cibo, chi ne è privo sempre e non per poche ore; si gioisce insieme per la felicità di ritornare a bere, mangiare, assaporare i piaceri e le soddisfazioni della vita materiale.  

La pratica del digiuno rituale è ricordata nel Corano: Sura II,183“ «O voi che credete! V’è prescritto il digiuno nella speranza che possiate divenir timorati di Dio, per un numero determinato di giorni.” 

Sura II, 185 “E il mese di Ramaḍān, il mese in cui fu rivelato il Corano come guida per gli uomini e prova chiara di retta direzione e salvazione, non appena ne vedete la luna nuova, digiunate per tutto quel mese.....V’è permesso nelle notti del digiuno..bevete e mangiate, fino a quell’ora dell’alba in cui potrete distinguere un filo bianco da un filo nero.. e poi compite il digiuno fino alla notte..»4

Nei fatti il digiuno si attua astenedosi da cibo, bevande, profumi, rapporti sessuali, dal fumare, nelle ore di luce; si tratta di poche ore durante l’inverno ma in estate la luce dura fino a tardi e albeggia molto presto, e la diffusione dell’Islam nei territori dell’estremo nord ha dovuto prevedere una regolamentazione oraria per i paesi del sole di mezzanotte.

Al tramonto dopo tarāwīḥ (o tarwīḥa), in arabo: تراويح la preghiera straordinaria, che va recitata un'ora e mezzo dopo il tramonto e poco prima dell'alba, si interrompe il digiuno. Il primo pasto dopo il tramonto si chiama Ifṭār, si chiama suḥūr l’ultimo pasto fatto prima dell’alba. Il rituale è molto preciso perché nel cibo condiviso si concretizza la preghiera a Dio. Sempre presenti sulla tavola, al momento serale della rottura del digiuno, sono i datteri spesso immersi o accompagnati da un bicchiere di acqua o di latte per preparare lo stomaco al pasto. Solo dopo si mangiano minestre, verdura, frutta e molti dolci con il miele, per reintegrare liquidi e calorie necessarie ad affrontare un'altra giornata senza toccare acqua e cibo, fino alle ombre della sera. La ritualizzazione dell’uso di questi alimenti precisi si ritrova nei versetti del Corano, Sura XVI, 65 – 69: «E Dio fa scendere l’acqua dal cielo e ne fa viva la terra che prima  era morta, e certo  un segno è ben questo per gente capace di udire. E voi avete ancora nei greggi un esempio: Noi vi diam da bere, di quel che è nei loro ventri, di fra le feci e il sangue: latte puro, squisito a chi  beve. E dei frutti delle palme e delle viti vi fate bevanda inebriante e buon alimento: e certo è ben questo un Segno per gente che sa ragionare. E il tuo Signore rivelò all’ape: «Fatti case nei monti, negli alberi e in quel che fabbricano gli uomini; e mangia di tutti i frutti e percorri sommessa le vie che il Signore ti dice! Dal ventre suo esce variopinta bevanda [il miele], che guarisce gli umani; certo è ben questo un Segno per gente che sa meditare.» 5

Durante il Ramaḍān oltre al diffuso consumo di frutta e dolci in ogni paese si cucinano pietanze tipiche o preparate solo per questo periodo, come il Qatayef, una specie di ciambella ripiena di noci nocciole uvetta pistacchi diffuso tra Egitto Libano Palestina Siria. Impossibile descrivere un tipico Ifṭār: sono innumeravoli le tradizioni culinarie di tutto il mondo musulmano. Le notti del mese di Ramaḍān nei paesi islamici, sono molto speciali; la gente si incontra, si organizzano feste familiari e tra amici, e tutti si mostrano disponibili verso gli altri in ospitalità e cortesia. Si offrono cibo e pietanze ai bisognosi, la condivisione è la cifra del tempo del Ramaḍān

La festività dell’Aid (in arabo al-‛īd aṣ-ṣaghīr "la festa piccola" o ‛īd al-fiṭr "la festa della rottura del digiuno"), con l’annuncio che è stata avvistata la nuova fase lunare crescente6, il primo giorno di Shawwāl, decimo mese dell'anno lunare musulmano segna la fine del Ramaḍān.

 

 

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1 Nell'anno islamico 1441 Lailat al-qadr è stata fissata all’incirca il 19 maggio 2020

Traduzione di A.Bausani ”Il Corano” Firenze 1978, p.481

3 Bausani, op.cit., p.721

Bausani, op.cit., p.21

5 Bausani, op.cit, p.105

6 Istituto nazionale di astrofisica Inaf comunica i dati astronomici al Centro culturale islamico in Italia

Giuliana Cacciapuoti - esperta in cultura islamica e del mediterraneo

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