Mecca e Medina le prime due città sante dell’Islam nel territorio dell’Arabia Saudita che occupa la parte centrale della Penisola Arabica, sono al centro del mondo islamico e un punto di riferimento per le credenti e i credenti.
L’attenzione mediatica musulmana segue con attenzione quanto accade nel regno, nonostante il governo del paese sia una monarchia molto poco costituzionale e ultra tradizionalista. Il re Salman Bin ‛Abd al-‘Azīz ha nominato premier dal settembre 2022 il figlio Moḥammad bin Salmān Āl Saʿūd, suo principe ereditario, presidente del Consiglio per gli affari economici e dello sviluppo. Noto con l’acronimo MBS, personalità autoritaria, tacciato dalla comunità internazionale di reiterate violazioni dei diritti umani, attuatore di una politica estera molto aggressiva, ha avviato riforme strutturali nel settore governativo e promosso l’ambizioso piano Saudi Vision 2030. La finalità principale del progetto è l’indipendenza dal mercato delle fonti energetiche e riconvertire l’economia del paese anche in altri settori, dal turismo alle tecnologie avanzate.
L’Arabia Saudita, non più sostenuta dagli ingenti introiti petroliferi, attraversa una grave situazione economica e per la prima volta, ha bisogno dell’apporto lavorativo non solo degli uomini ma anche delle donne. Una popolazione giovane sotto i trent’anni in rapido incremento non permette di mantenere i livelli attuali di assistenza sociale nei confronti di circa trentacinque milioni di abitanti, occorre immettere la maggior parte della popolazione nel mercato del lavoro adottando criteri rivoluzionari per la tradizione del paese; in particolare rinunciare all’apporto della forza lavoro di milioni di immigrati e permettere accesso alle carriere per merito e capacità e non più per appartenenze tribali e familiari. Bisogna che le donne siano protagoniste nel mondo del lavoro, delle scienze e delle tecnologie, raggiungano gli onori della cronaca per essere modello di successo e segnale di cambiamento per ruolo e posizione nella società saudiana. Le donne fino ad oggi sono state sottoposte al permesso di un familiare uomo per spostarsi e andare a lavorare. Il regno saudita, tradizionalista e conservatore, custode della “purità” musulmana, è sempre stato un osso duro per le rivendicazioni femminili. La storica vittoria delle donne saudite per la patente di guida, ottenuta dopo vessazioni, prigionia e violazione di diritti umani delle attiviste, ha significato non solo la libertà di movimento ma anche la fine della custodia e del ricatto della necessaria presenza “dell’uomo-autista” che da autocrate aveva la potestà di decidere degli spostamenti delle donne. Anni di lotte, arresti, insulti hanno dato il loro frutto.
Non più ostaggio dei ritardi, dei capricci, delle dispute con gli indispensabili traghettatori - parenti maschi o autisti di professione - cui doversi sottomettere per potersi muovere le donne si sono sentite finalmente libere dal loro “guardiano” a dispetto dei teologi wahabiti esponenti del tradizionalismo sunnita in vigore in Arabia Saudita mostratisi sempre ostili e contrari all’autonomia femminile anche quando questa si sostanziava nella richiesta di poter guidare l’automobile. Talvolta il cambiamento è spinto dalla necessità e di tale necessità bisogna tener conto affinché molte delle regole ritenute “immutabili” per la Shariah. Il permesso di guidare è stato sostenuto proprio dal principe ereditario Mohammed Bin Salman e con Saudi Vision 2030 l’Arabia Saudita ha investito ingenti fondi per lanciare il proprio programma di volo spaziale umano Human Space Flight, con la Commissione Spaziale Saudita (SSC) in collaborazione con la compagnia di voli spaziali privata con sede negli Stati Uniti Axiom.
Donne alla guida a Terra e nello Spazio! Svolta a 360 gradi per l’Arabia Saudita che da paese conservatore e oscurantista si mostra promotore e sostenitore dei talenti femminili. La missione Axiom-2, interamente privata, ha lanciato il razzo dal vettore spaziale Falcon 9, di proprietà di Space X, la compagnia aerospaziale fondata da Elon Musk, che ha portato l’equipaggio del Dragon a bordo della Stazione Spaziale Internazionale dal 21 al 31 maggio 2023.
La dottoressa Rayyanah Barnawi è diventata la prima donna araba e musulmana ad andare nello Spazio, insieme con il collega saudita Ali Al-Qarni, pilota di jet da combattimento.
Barnawi è nata a Gedda, la seconda città più grande dell’Arabia Saudita, dopo la capitale Riad, porto sul Mar Rosso e sede di accoglienza per chiunque vi approda o atterra per iniziare il Pellegrinaggio, pilastro fondante dell’Islam. Una città vivace cosmopolita, centro delle novità nella vita del paese. L’atmosfera operosa e produttiva l’ha forse spinta a lasciare la terra natale, per diventare ricercatrice biomedica, laurearsi all'Università di Otago in Nuova Zelanda in scienze biomediche; ha conseguito anche un Master in Scienze biomediche presso l'Università Al-Faisal di Riyadh. Barnawi ha trascorso oltre 9 anni come tecnica di laboratorio di ricerca per il programma di reingegnerizzazione delle cellule staminali e dei tessuti per migliorare il trattamento del cancro e nella cura dei tumori, e ha condotto nello spazio una serie di esperimenti scientifici e tecnologici in questo ambito specifico La cronaca giornalistica ha riportato le sue prime dichiarazioni: «Ciao dallo Spazio! È una sensazione incredibile vedere la Terra da questa capsula». Prima donna araba in orbita immaginava il momento dell’incontro con bambine e bambini del suo paese: «Poter guardare le loro facce quando vedranno per la prima volta astronauti del loro paese è molto emozionante». Il coinvolgimento delle giovani generazioni saudite è importante per Rayyana Barnawi che nello spazio ha intrapreso 14 esperimenti pionieristici in microgravità, tre dei quali con precisi scopi educativi motivazionali, con la partecipazione di 12 mila studentesche saudite in 42 diverse località del Regno in tempo reale, via satellite, per ispirare future generazioni all’ ingegneria spaziale e tecnologica. Si stanno finanziando programmi educativi e formativi di qualità, con la partecipazione a esperimenti scientifici, per la ricerca internazionale e future missioni di lunga durata, per almeno 180 giorni, per condurre ulteriori ricerche ed espandere il contributo saudita alla scienza, come gli obiettivi di Vision 2030 richiedono, utili sulla Terra e per preparare missioni future sulla Luna e su Marte.
Astronauta Barnawi, rientrata soddisfatta e felice da questa missione storica, potrà per qualche tempo sulla Terra dedicarsi alle sue passioni sportive: immersioni subacquee in Arabia Saudita e Indonesia, deltaplano, escursionismo, rafting nei fiumi in Nuova Zelanda. Resterà per sempre il suo nome nell’elenco delle donne dello Spazio, la prima donna musulmana che ha superato i confini terrestri, e che dallo Spazio ha aperto la strada verso l’autonomia e l’indipendenza per le sue connazionali, oltre ogni hudud, i confini più difficili e lontani da oltrepassare più dei limiti del Cosmo infinito.
https://www.youtube.com/watch?v=VUwELVjjY70
https://www.youtube.com/watch?v=drAUsnOdGBo
Profili, memorabili donne musulmane a cura di Giuliana Cacciapuoti
Ritratti di donne diverse per nazionalità e “peculiarità” nel loro contesto culturale per accendere una luce sul mondo musulmano contemporaneo con uno sguardo di genere. Figure note nel mondo musulmano ma non al pubblico italiano; rappresentano aspetti molto diversi del mondo islamico, spunto per il dibattito e la riflessione.